We have a dream

We have a dream: un mercato del lavoro italiano sazio di competenze ICT

Abstract:
So di aver utilizzato un titolo “utopistico”, ma di certo condiviso da molti! Breve nota di contesto: i dati odierni riportano che per cinque vacancy ICT c’è un solo candidato disponibile sul mercato che possiede le skills tecnologiche richieste, praticamente il paradigma ribaltato rispetto ad altri settori.
Aggiungiamo il fatto che l’80% degli studenti universitari non ha alcuna esperienza concreta nella gestione di progetti digitali, e il 75% non ha nemmeno conoscenze teoriche sull’innovazione digitale applicata al business.

E’ funzionale tutto questo ad un mercato così affamato di competenze digitali?

Essendo noi una Talent Company, abbiamo la possibilità di lavorare a stretto contatto con diverse Realtà del mercato italiano operante nel settore Information Technology, ma anche con molte aziende operanti in diverse industry che ricercano figure ICT.

Le voci dei nostri referenti però riecheggiano all’unisono: non troviamo personale!

Alla luce dei dati sopra riportati, sarebbe utile orientare le giovani menti nella direzione che il progresso sta delineando: la digitalizzazione e la tecnologia! Andiamo per ordine.

Step 1: narrazione e conoscenza

Ci sono alcuni “falsi miti” legati al mondo ICT e tramandati ai giovani da diversi canali.

Primo fra tutti “saper usare i social significa avere buone competenze ICT”. Le competenze informatiche non sono in senso stretto legate alla capacità operativa di utilizzare i social o in generale gli strumenti tecnologici, ma consistono nel conoscere il meccanismo retrostante, nell’apprendere lo stack tecnologico con cui essi sono costruiti e saper interagire con loro da dietro le quinte. Mi sto tenendo volutamente molto generica, dato che il mondo dell’Information Technology è veramente molto ampio.

Da qui il secondo “falso mito”: “l’informatico è il nerd in felpa che sviluppa tutto il giorno davanti al pc”. In questo falso mito sono nascoste ben due inesattezze: la prima è che l’informatica è in realtà una materia estremamente complessa e variegata (ci sono i software developer sì, ma anche i data analyst, gli ERP specialist, chi lavora come system administrator, chi si occupa di cyber security, di artificial intelligence, e l’elenco potrebbe proseguire per vari paragrafi…); la seconda è che l’informatico sia “un nerd”, macchietta oramai superata dato il fatto che al contrario chi lavora nel settore deve avere ottime capacità comunicative per cogliere al meglio le esigenze dei colleghi a cui danno supporto e tradurle al meglio sugli applicativi.

Terzo e non in ordine di importanza, “gli informatici sono uomini”: perché non evidenziare il fatto che le “quote rosa” sono altresì munite di grandissimo potenziale rispetto a questo settore, oltre ad essere molto ricercate dalle aziende?

Step 2: affidiamo la divulgazione di queste narrazioni ai mittenti giusti

Sin dalle scuole elementari, andando al punto nevralgico delle medie per la scelta dell’indirizzo di studi, fino alle superiori e l’università, i docenti sono i primi responsabili della divulgazione di questi messaggi e la decostruzione di questi “falsi miti”, soprattutto quelli delle materie scientifiche (matematica, scienze) attraverso la lettura di articoli, la visione di documentari sul tema, impostazione di attività ed esercizi volti a sviluppare e potenziare le competenze logico aritmetiche propedeutiche a lavorare nel settore, e dalle medie in poi, invitando le aziende a scuola a parlare delle loro Realtà e di ciò che il mercato chiederà in ambito ICT.

Soprattutto negli istituti superiori, progetto che stiamo promuovendo attivamente sul territorio milanese, crediamo sia molto interessante creare delle partnership tra aziende e scuole attraverso una co-progettazione tra tecnici aziendali e docenti di un project work di semplice svolgimento volto ad incuriosire ed avvicinare gli studenti al mondo dell’Information Technology e al contesto lavorativo ancor prima che gli studi siano terminati.

Inoltre, la formula del project work consente di far sperimentare agli studenti il lavoro di team, fondamentale nel mondo del lavoro reale e propedeutico allo sviluppo delle soft skills (capacità comunicative, capacità di ascolto, problem solving) sempre più richieste dalle aziende.

Alla luce di questi spunti speriamo che famiglie, istituzioni, scuole e aziende possano muoversi nella stessa direzione, per creare un mercato del lavoro meno carente di competenze IT!

A cura di Tea Arrigoni, Randstad Technologies Italia