Lavoro, finanziamenti, formazione: l’appello del Made in Italy digitale al Governo

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3/07/2013 Un’onda di quasi 200.000 nuove imprese digitali, 54 miliardi l’anno e quasi 4 punti di PIL: sono il motore dell’Innovazione, crescono e assumono nonostante la crisi. Ma parlano il linguaggio del futuro, lontano anni luce dalle parole e dai metodi vecchi della politica.
ASSINTELdigitale e Confcommercio portano la loro voce al Governo e fanno le loro proposte per far crescere il Paese.

 

Roma, 3 luglio 2013. Un’onda silenziosa e d’avanguardia di 173.000 imprese digitali, organizzazioni giovani e preparate, poco strutturate e flessibili, con quasi 900.000 occupati, un terzo dei quali scelgono volutamente forme di lavoro atipiche e indipendenti. E’ il Made in Italy digitale, che la statistica con i vecchi codici ATECO non è capace di censire, ma che contribuiscono al PIL per il 3,9%, pari a qualcosa come 54 miliardi di euro.Nel triennio della crisi nera, il valore aggiunto che hanno prodotto è pari al 90% di quello dell’intera somma delle nostre 4 eccellenze italiane (agroalimentare, automotive, arredamento, abbigliamento): segno che si tratta di un settore consistente che merita una considerazione specifica. Perché da qui si diffonde l’Innovazione che deve permetterci di superare un divario digitale endemico e ormai non più sostenibile.

Questa è la sfida che AssintelDigitale e Confcommercio lanciano al Governo, cogliendo l’occasione della cerimonia di consegna dei riconoscimenti ai vincitori del Premio nazionale Innovazione nei Servizi, consegnati da Carlo Sangalli e dal Ministro Bray.

La ricerca Long Wave parla chiaro: gli imprenditori digitali soffrono per una serie di politiche e regole che non sono adatte al loro tipo di impresa e di professionalità.

Al primo posto per l’80% di esse c’è l’organizzazione del lavoro: architetture contrattuali lontane dalle loro esigenze, relazioni sindacali vetuste e ingessate, costo del lavoro non sostenibile.

Al secondo posto le risorse finanziarie e l’accesso al credito: il nostro sistema bancario non ha la minima idea di come funzionino le imprese digitali e non è culturalmente attrezzato per sostenerle. Serve inoltre una legislazione sul crowdfunding, piattaforme online che pubblicano progetti innovativi cercando investitori, e un incremento del sistema Seed Fund, piccoli finanziamenti per piccoli progetti altamente innovativi.

Al terzo posto le competenze: mancano competenze tecniche e manageriali al passo con le loro esigenze, il sistema formativo tradizionale è inadeguato per oltre la metà delle imprese.

Infine, il 32% del territorio è ancora a bassa digitalizzazione: lì c’è il problema della banda larga, sentito come vitale per oltre il 70% delle imprese.

“Al governo chiediamo un upgrade: il sistema operativo della Politica va aggiornato all’ultima versione, pena l’esclusione progressiva dall’onda digitale che attraversa la ripresa economica mondiale”, questo l’appello di Giorgio Rapari, presidente Assintel e Commissione Innovazione e Servizi di Confcommercio e di Maria Grazia Mattei, Vice Presidente Assintel e coordinatrice di ASSINTELdigitale.

Download del Comunicato Stampa Confcommercio-Assintel

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