Perchè coniugare Cyber Intelligence e Risk Management

Perchè coniugare Cyber Intelligence e Risk Management

A cura di Sofia Scozzari

In uno scenario cyber sempre più complesso e in continua evoluzione, non è più sufficiente limitarsi a reagire agli attacchi, ma è necessario comprenderli, informarsi e anticiparli (per quanto possibile), oltre a valutarne i rischi associati per essere in grado di mitigarne gli impatti.

Peraltro, come ribadito dal World Economic Forum, la cybersecurity non può più essere considerata una mera funzione tecnica isolata, ma deve diventare una priorità strategica e condivisa all’interno dell’azienda, in linea con gli obiettivi di business.

In questo contesto, l’integrazione tra Cyber Threat Intelligence (CTI) e Risk Management rappresenta una combinazione essenziale per evolvere la cybersecurity da mero costo aziendale a strategia di resilienza.

Il valore della Cyber Threat Intelligence

Spesso la Cyber Threat Intelligence viene erroneamente concepita come un accumulo di informazioni grezze su minacce informatiche e attaccanti, spesso con connotazioni eccessivamente tecniche.

In realtà, se utilizzata correttamente, ed in particolare nella sua declinazione di Strategic Threat Intelligence, è piuttosto un processo strutturato che può aiutare il management dell’azienda a comprendere lo scenario delle minacce cyber, sia per quanto riguarda gli attaccanti che le loro motivazioni, le tecniche utilizzate, i settori e le aree geografiche maggiormente a rischio.

Una CTI efficace offre quindi informazioni pratiche e mirate, che consentono alle aziende di identificare preventivamente le minacce specifiche per il proprio settore o area geografica, in modo da focalizzare le proprie risorse sugli scenari di rischio più concreti ed urgenti.

L’aspetto strategico del Risk Management

Il Risk Management è la disciplina che permette di valutare l’impatto potenziale delle minacce sugli asset aziendali.

A seguito di un’adeguata definizione del rischio cyber è inoltre possibile definire le priorità operative per allocare risorse e budget in modo più efficace.

Tuttavia, in assenza di dati contestualizzati ed aggiornati, il Risk Management rischia di basarsi su scenari generici, non realistici e, soprattutto, non specifici per il threat model dell’azienda, diminuendo in maniera esponenziale l’efficacia delle strategie di difesa.

I vantaggi dell’integrazione delle due discipline

L’integrazione di CTI e Risk Management apporta numerosi benefici concreti.

In primo luogo, permette di correlare in modo diretto le minacce reali dello scenario cyber attuale con i rischi effettivi dell’azienda, evitando valutazioni astratte, troppo generiche, o, peggio, inesatte.

Inoltre, permette di stabilire le priorità degli investimenti e degli interventi in modo più efficace, basandosi su una stima concreta degli impatti potenziali, favorendo così un maggiore allineamento tra le strategie di cybersecurity e gli obiettivi aziendali.

Infine, in particolare quando si fa riferimento alla Strategic Threat Intelligence, un ulteriore vantaggio è il supporto più solido alle decisioni del board, grazie a metriche e informazioni comprensibili anche da personale non tecnico.

In definitiva, la sinergia tra le due discipline rafforza in modo significativo le strategie di difesa e preparazione alle minacce cyber, oltre che la resilienza dell’intera organizzazione.

Conclusione

Le minacce informatiche sono sempre più integrate con le sfide geopolitiche, tecnologiche ed economiche, rendendo necessario adottare strategie che uniscano innovazione, sicurezza e resilienza.

In questo contesto, un approccio proattivo che integri la comprensione delle minacce attuali con una valutazione accurata dei rischi rappresenta l’unica strategia efficace per proteggere realmente gli asset aziendali, garantendo sicurezza e continuità operativa.